Spreco di cibo: tra fame e obesità
Lo spreco di cibo assume dimensioni sempre più grandi e se ne discute in ogni dove. Ciò di cui non sempre ci rendiamo conto è, invero, il fatto che spreco è anche sinonimo di consumo in eccesso di cibo. Il mondo si divide tra fame nei paesi poveri e obesità nei paesi ricchi. Questo il quadro complessivo di una situazione creatasi nel tempo a causa degli sprechi alimentari, ma non solo.
I paradossi della nostra epoca
La nostra epoca è segnata da alcuni paradossi che colpiscono l’attenzione dei media. Uno di questi è proprio la presenza nel mondo di circa un miliardo di persone senza cibo a sufficienza, mentre dall’altra parte del mondo vi sono persone che si alimentano in maniera eccessiva e disequilibrata, dando spazio allo spreco alimentare. Altro paradosso è quello dello spreco dei beni alimentari in confronto alle scarse risorse produttive agricole. Infine vi è il paradosso dell’uso non ottimale delle produzioni alimentari, in termini di destinazioni di consumo. Circa un terzo della produzione alimentare globale è destinato alla nutrizione di 3 miliardi di animali da allevamento. Questi paradossi sono il sintomo di una situazione generale anomala che mostra la gravità del problema della food security. Il livello di disponibilità e l’accessibilità al cibo è in disequilibrio rispetto alle persone e alle popolazioni.
Fame e obesità nel mondo
Partendo dal presupposto che fame non significa soltanto mancanza di cibo ma comprende anche la composizione della dieta in termini di apporti nutritivi equilibrati e vita sana e attiva, possiamo affermare che le principali cause della denutrizione sono i disastri naturali, i conflitti, la povertà, la mancanza di infrastrutture e lo sfruttamento eccessivo dell’ambiente. Detto questo, riprendiamo il concetto della divisione del mondo: da una parte un miliardo di persone muoiono di fame, dall’altra centinaia di milioni di persone lottano contro obesità e altre malattie provocate da una alimentazione scorretta ed eccessiva. Si pensi che ogni anno sono circa 29 milioni le persone che perdono la vita per patologie legate a stili di vita e alimentari sbagliati.
La statistica della FAO del 2011 elabora i dati raccolti dagli studiosi delle Università britanniche di Edimburgo e York, pubblicati poi su Agricultural System. Qui si evidenzia come l’umanità sia sull’orlo della catastrofe. Gli autori hanno chiarito che circa il 20% del cibo prodotto è sprecato. Il 10% è il cibo assunto in eccesso, nonostante si sia raggiunto il fabbisogno calorico quotidiano; un quantità poco inferiore rispetto al cibo gettato ma ancora consumabile.
“Both consumer behaviour and production practices play crucial roles in the efficiency of the food system. This study considers the interconnectedness of the food system and the losses occurring, using primarily empirical data. The results emphasise the substantial losses occurring during livestock production, and reveals the magnitude of losses from consumption of food in excess of human nutritional requirements. The greatest rates of loss were associated with livestock production, and consequently changes in the levels of meat, dairy and egg consumption can substantially affect the overall efficiency of the food system, and associated environmental impacts” [Agricultural System]
La filiera più preoccupante è quella degli allevamenti: più il latte e la carne sono disponibili e a buon mercato, più aumenta la richiesta; di conseguenza maggiori diventano le coltivazioni e gli allevamenti intensivi che distruggono il pianeta quanto ad efficienza. Ogni anno, infatti, circa 1,08 miliardi di tonnellate di cereali, ossia il 40% dell’intera produzione mondiale, viene impiegata per produrre 240 milioni di tonnellate di prodotti animali. Così 2,1 miliardi di tonnellate di cereali si disperdono prima ancora di essere utilizzati, per i motivi più disparati.