Povertà in Italia: giovani working poor e famiglie miste
In un clima politico segnato dalla paura del diverso, Caritas Italiana affronta il problema della povertà in Italia con sguardo a ciò che accade alle frontiere. Il Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia di Caritas è così arrivato all’edizione 2016, pubblicata lo scorso 17 ottobre, con il peso degli eventi che hanno segnato il 2015: oltre 65 milioni di persone costrette a lasciare il proprio Paese verso nuove terre, in cerca di sicurezza e stabilità.
Povertà autoctona verso povertà immigrata
In Italia l’aumento della povertà vede le sue radici agli albori della crisi economica, 8 anni orsono. Secondo i dati Istat i numeri del 2015 si aggirano attorno ai 4,5 milioni di persone povere. Una situazione che peggiora di anno in anno guardando i dati, con un fattore nuovo rispetto al passato: la povertà è giovane. Sono, infatti i giovani ad avere maggiori problemi economici legati all’incertezza del lavoro e del proprio futuro. Mentre da una parte gli over 60 lottano per il diritto alla pensione, vedendosi costretti a mantenere il proprio ruolo attivo nella società, i giovani lottano per ottenere il loro posto all’interno della società, fatto di un lavoro e di una posizione economica solida tale da potersi permettere una famiglia, seppur piccola. Altamente a rischio sono i lavoratori precari, o cosiddetti working poor, che ricoprono ruoli con una bassa remunerazione ed incertezza sulla durata dell’incarico. Se a questa situazione aggiungiamo una famiglia, con due figli a carico, i conti son presto fatti.
La linea di demarcazione tra povertà nazionale ed internazionale diventa sempre più labile, tanto che al disagio della nostra giovane popolazione si affianca quello di chi arriva in Italia in cerca di un futuro non tanto solido, quanto possibile. La cittadinanza diviene così un criterio su cui basare i nuovi report sulla povertà, che già dal 2014 ha permesso di distinguere tra famiglie di italiani, famiglie miste e famiglie di soli stranieri. Tra questi ultimi nuclei il 2015 ha registrato i livelli più alti di indigenza: 28,3% a fronte del 4,4%delle famiglie italiane, con una concentrazione maggiore al nord del Paese. Le figure più a rischio sono soprattutto le donne, inserite in contesti lavorativi a bassa remunerazione e in ruoli non specializzati.
I bisogni accolti
Diversi gli interventi su tutta la penisola, promossi da Istituti pubblici o associazioni private, per dare qualche risposta ai bisogni provocati dallo stato di povertà di alcune fasce deboli della collettività. Le persone che fanno uso di questi strumenti sono oggi sia donne che uomini, mentre in passato erano le donne a vantare la maggior presenza in centri di ascolto o di sostegno. Soprattutto non è più valido, oggi, il dato per cui siano gli anziani a rivolgersi a determinate strutture, tutt’altro. Come anticipato in precedenza la povertà ha subito un’inversione di tendenza tale per cui l’età è inversamente proporzionale ad essa: più aumenta l’età più diminuisce la povertà. Sono i giovani, precari o disoccupati, a portare lo scettro dei nuovi poveri in Italia. I bisogni accolti riguardano aspetti economici, disagio occupazionale, problemi abitativi e familiari. Nelle situazioni più complesse le problematiche si intrecciano tra problemi di disoccupazione e problemi economici; nelle famiglie straniere, invece, predomina il problema legato all’abitazione. Sono 7.770 secondo i dati del Rapporto Caritas i profughi che nel 2015 hanno chiesto aiuto: uomini tra i 18 e i 34 anni, provenienti dagli Stati africani e dall’Asia centro-meridionale. La mancanza di una abitazione è la loro difficoltà più grande, seguita dalla necessità di un impiego che possa permettere loro di avere una vita all’insegna dell’integrazione. La mancanza di istruzione, i problemi linguistici e l’analfabetismo rendono il tutto più complesso e difficile da affrontare se non seguiti e sostenuti da uffici preposti.
La carta di identità dei nuovi poveri vede, dunque, una popolazione giovane, spesso all’interno di famiglie miste in cui un solo membro possiede un lavoro, seppur precario. Alla povertà italiana si aggiunge quella immigrata, caratteristica di chi fugge da situazioni difficili in cerca di certezze, seppur labili. Mentre da una parte i giovani diventano, o nascono, poveri, gli anziani divengono risorsa per l’economia del nostro Paese, in una inversione di tendenza della problematica della povertà italiana.